
Siamo fatti di storie.
Quelle che ci raccontano.
Quelle che ci raccontiamo.
E quelle che raccontiamo agli altri.

Esistono storie anche dietro alle storie.
CULT ZAPPING
Tra gli anni ’70 e gli anni ’90 la televisione ha cambiato il cinema. Lo ha fatto in diversi modi e con differenti effetti, diretti e indiretti. Il cinema non solo non era più l’unico spazio disponibile, ma non aveva più l’esclusiva in termini di successo di una storia. Le numerose repliche televisive, seguite poi dall’arrivo dell’home-video, hanno saputo restituire una nuova vita a molte pellicole che erano state inizialmente snobbate dal botteghino, trasformandole in successi tardivi o in veri e propri cult.
È soprattutto il cinema di genere a risentire maggiormente di questi effetti, probabilmente per la combinazione tra la sua innata capacità di attrarre il pubblico in cerca di puro intrattenimento e l’alta frequenza di produzioni low budget, facilmente accessibili anche sul piano dei diritti di acquisizione.
Qui non parliamo dei vincenti, di quei titoli che hanno travalicato generazioni e media, ma andremo a spulciare l’enorme palude di quei film che spesso nemmeno si sono avvicinati al podio, quelle pellicole che potevano essere cult ma non lo sono state per una serie di circostanze accessorie, e quelle che avevano l’aspirazione di esserlo ma a cui sono mancati i numeri o i mezzi. O magari soltanto un minimo di realismo e consapevolezza.
A volte ci imbatteremo in piccole perle dimenticate; altre volte, invece, scopriremo veri e propri scheletri nell’armadio di alcune star. Un viaggio per scoprire il lato B del cinema di genere: tra cult mancati, film sepolti dalla polvere del tempo e VHS consumate all’inverosimile.
Odoya